Debito pubblico comunitario: gli Stati Uniti d’Europa sono possibili?

Chi avrebbe mai pensato che l’Unione Europea, per la prima volta dalla sua creazione, decidesse di combattere la crisi economica creando per la prima volta debito?

Il momento storico che le giovani generazioni europee vivono oggi era impensabile; il Covid 19 ogni giorno evidenzia ancora di più le numerose contraddizioni che la nostra società, con il passare degli anni, ha acuito sempre di più.

Per questo, a maggior ragione, dobbiamo abituarci a pensare che la soluzione a crisi di tale dimensione devono trovare una risoluzione a livello Europeo.

Piano SURE e BEI

Parlare semplicemente di debito comunitario sarebbe comunque riduttivo. L’Unione Europea ha introdotto altre misure minori, ma di rilevante importanza. Una di queste prevede la nascita di una cassa d’integrazione europea a sostegno del lavoro, la SURE. All’Italia spetterebbero circa 27.4 miliardi. La SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency) prevede di fornire assistenza finanziaria per un totale di cento miliardi di euro a tutti gli Stati membri.

Le risorse erogate sotto forma di prestito a condizioni favorevoli aiutano tutti gli stati che lo richiedano a fronteggiare l’aumentata spesa pubblica. L’utilizzo del fondo SURE come anche dichiarato dall’ex ministro Gualtieri permette un netto risparmio sui tassi d’interesse.

Inoltre, la BEI, la Banca Europea degli Investimenti, ha messo a disposizione circa 200 miliardi di Euro da erogare alle imprese in crisi di liquidità. L’Italia, nel periodo di marzo-luglio 2020, ha usato 6,5 miliardi di questi finanziamenti a favore delle Piccole Medie Imprese, Midcap (imprese a media capitalizzazione) e nel settore Sanitario.

Il Next Generation EU

L’Unione Europea ha fatto il salto di qualità con l’introduzione del Next Generation EU che comprende anche il Recovery Fund e la creazione di un debito comunitario europeo. Questo è un piano di sostegno all’Europa di medio e lungo periodo; gli obiettivi sono la crescita economica, crescita sostenibile e riformare le istituzioni europee per renderle più reattive a crisi di questa portata.

L’accordo sul debito è sicuramente storico; per la prima volta i Paesi europei si sono messi d’accordo su uno sforzo congiunto per finanziare tutte le misure necessarie a proprio sostegno.

L’accordo raggiunto dal Consiglio europeo il 20 luglio, tuttavia, ha molte zone d’ombra. Certamente non costituisce l’atto fondamentale di un Europa federale. Sono numerosi i limiti dell’accordo, la Germania per dare il via libera, ha imposto che il debito sia temporaneo e non sostiene i debiti già esistenti. I Fondi poi verranno distribuiti ai paesi membri sul modello dei fondi strutturali; un tale debito dovrebbe prevedere la capacità di spesa a livello europeo, dall’ altro di poter contare su entrate fiscali.

I paesi frugali

La questione è ancora più complessa in quanto i Paesi europei, cosiddetti frugali, hanno dato il placet a tale Fondo ottenendo tagli significativi dei finanziamenti ordinari per i programmi europei come la ricerca scientifica, investimenti, fondo per la transazione energetica e anche la sanità.

Un piccolo passo per un bilancio europeo comune?

Che il fondo rappresenti uno snodo che orienterà le politiche economiche europee è chiaro, ma dall’altra parte può essere un primo passo per la creazione di una vera capacità di bilancio comunitario.

Inutile dire che tale bilancio sarebbe uno strumento di stabilizzazione dell’intero panorama europeo. Permetterebbe infatti di reggere gli urti di una crisi economica come quella che stiamo vivendo adesso; affinché ciò avvenga è necessario che lo strumento creato da temporaneo diventi permanente.

È necessario però che un tale bilancio venga finanziato con risorse proprie, come la plastic tax. Il bilancio dovrebbe andare a finanziare poi beni pubblici veramente europei, il fondo infatti si limita solamente a rendere coerenti gli investimenti nazionali.

Il fondo, inoltre, prevede che le risorse messe a disposizione vengano spese efficacemente; l’Italia è agli ultimi posti tra i Paesi membri per la capacità di spendere i fondi europei. Il fondo metterà a disposizione il triplo delle risorse messe a disposizione nel periodo compreso tra il 2014 e il 2020, tutti da usare entro quattro o cinque anni.

Il debito

Lo sforzo per contrastare la crisi economica derivata dal Covid ha fatto esplodere il debito pubblico dei paesi membri. Il debito ha toccato la cifra record di 874 miliardi di euro nel periodo tra marzo e agosto. La BCE non potrà continuare con l’acquisto dei titoli di Stato anche se probabilmente continuerà fino alla fine del 2021.

Dobbiamo anche considerare come l’epidemia sia un evento eccezionale: l’intera situazione ha bisogno di interventi eccezionali per essere fronteggiata; mai nella storia recente il debito di una tale portata è stato “ripagato” con degli avanzi di bilancio che avrebbero richiesto decenni di politiche attive.

È evidente come però strumenti di finanziamento del debito siano necessari per far fronte a momenti del genere. Non bisogna perdere una tale opportunità nata da una crisi terribile come questa. I limiti e gli ostacoli sono molti e passano per le singole volontà nazionali, ma senza gli strumenti europei fronteggiare questa crisi sarebbe impossibile.

 

Fonti:

ilsole24ore.com

ilpost.it

ilcaffegeopolitico.net

ispionline.it


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