Gli scrittori della Resistenza

Si susseguono molte date lungo la storia e spesso capita di ritenere inutile saperle tutte a memoria, ma ce ne sono alcune talmente importanti che vanno oltre il ricordo, oltre la dimenticanza. Sono date che vivono eternamente scolpite nel presente di tutti noi. Date che non si ricordano attraverso la memoria, ma con la libertà che oggi possiamo dire di avere. Quella libertà che, prima del 25 aprile 1945 (data simbolica della Liberazione), il popolo italiano non aveva, in quanto succube dell’occupazione nazista e del totalitarismo fascista.

La lotta partigiana, però, non si è interrotta: vive ancora nel cuore pulsante della nostra libertà, in cui scorre il sangue versato dai partigiani. Perché l’impegno antifascista non si è fermato ai successi militari, ha sconfitto pure il tempo. Impregnando d’inchiostro pagine e pagine di libri, parola dopo parola, ha costruito la propria immortalità, che si perpetuerà nel tempo come un eterno presente. Vediamo ora alcuni scrittori che hanno inciso nelle pagine della storia l’epigrafe immortale dell’impegno partigiano.

Beppe Fenoglio

Beppe (soprannome di Giuseppe) Fenoglio, nato ad Alba il primo marzo 1922 e morto a Torino il 18 febbraio 1963, è stato un partigiano impegnato nella lotta antifascista e un grandissimo scrittore. Famoso per i suoi romanzi che narrano la resistenza italiana, si pone in auge tra gli scrittori che meglio hanno rappresentato la durezza della guerra. Il suo stile diretto, privo di retorica, aderisce perfettamente alla realtà, definendo un quadro descrittivo eccezionalmente autentico e pregno di pathos. Uno dei suoi capolavori più noti è Il partigiano Johnny, pubblicato postumo nel 1968. Il romanzo, seguito di Primavera di bellezza, pubblicato nel 1959, narra l’esperienza di un ragazzo fervido che si unisce a un gruppo di partigiani. In questi due romanzi è molto presente la nota autobiografica.

“Io prego sempre per i partigiani. Tutte le sere dico una preghiera per i partigiani”.

Beppe Fenoglio, da Il partigiano Johnny.

Cesare Pavese

Cesare Pavese nacque a Santo Stefano Belbo il 9 settembre 1908 e morì suicida il 27 agosto 1950. Tra i più grandi scrittori del XX secolo, Pavese ha spaziato dalla narrativa alla poesia. Con il suo stile profondo, un decadentismo venato di realismo, con il quale proietta nelle sue opere un senso di solitudine esistenziale e di dissidio interiore, ha narrato pure la resistenza partigiana. Non prese mai parte direttamente alle lotte della resistenza, ma fu un convinto antifascista, infatti non si iscrisse al PNF.

La casa in collina, pubblicato nel 1948, è un suo romanzo che narra la storia di Corrado, un professore di Torino che si rifugia, appunto, in una casa in collina. Contornato da questo contesto bucolico, il protagonista si ritrova a stretto contatto con le brutalità dell’esercito nazista, analizzandole molto profondamente e, a tratti, arrivando a sfiorare l’esistenzialismo.

“Ora che ho visto cos’è la guerra, cos’è la guerra civile, so che tutti, se un giorno finisse, dovrebbero chiedersi: «E dei caduti che facciamo? Perché sono morti?». Io non saprei cosa rispondere. Non adesso almeno. Né mi pare che gli altri lo sappiano. Forse lo sanno unicamente i morti, e soltanto per loro la guerra è finita davvero”.

Cesare Pavese, La casa in collina.

Italo Calvino

Italo Calvino, nato a Santiago de Las Vegas de La Habana il 15 ottobre 1923 e morto il 19 settembre 1985 a Siena, è stato uno dei più grandi scrittori del XX secolo. Fu un intellettuale, impegnato molto nella politica e nella cultura, schierato apertamente dalla parte degli antifascisti. In gioventù divenne partigiano combattendo nella Resistenza. A seguito della chiamata alle armi da parte della Repubblica Sociale Italiana, decise di rimanere nascosto e continuare la sua esperienza nella resistenza, spostandosi tra le varie compagini. Nel 1944 venne arrestato, ma per un caso fortuito riuscì a salvarsi.

Il suo successo letterario prese vita proprio con un romanzo ambientato nell’epoca della Resistenza partigiana. Pubblicato nel 1947, Il sentiero dei nidi di ragno, intrecciando la dimensione fantastica con quella del neorealismo, narra, attraverso il punto di vista di Pim, un bambino di dieci anni, la resistenza partigiana. Le dinamiche del romanzo sono connotate da una forte impronta autobiografica, che richiamano la giovinezza dell’autore, arruolatosi nella Resistenza in giovane età.

“Forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia”.

Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno.

 

Fonti:

Ultimavoce.it

Glistatigenerali.com

Wikipedia.org

Wikipedia.org

Wikipedia.org

Anpi.it


Credits:

Immagine copertina

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