Ikea: lo sfruttamento delle foreste

Avete mai pensato all’impatto che hanno sull’ambiente i vostri acquisti? Dovreste ricordarvi che anche quella maglietta da pochi euro, comprata in un momento impulsivo, può fare la differenza quando si parla di inquinamento ambientale. A proposito di ciò, vi vogliamo parlare di un recente articolo, pubblicato su “L’Internazionale“, in cui si parla di un argomento molto preoccupante: i disboscamenti illegali nelle foreste in Romania, per conto del colosso Ikea.

L’Ikea mette in pericolo le foreste

Ebbene sì, proprio l’Ikea, quella azienda a cui tutti noi ci affidiamo per arredare le nostre abitazioni. La multinazionale svedese, fondata nel 1943, ha fatto dei prezzi imbattibili e del design funzionale i suoi cavalli di battaglia. Tuttavia, sono proprio questi prezzi bassi a causare una produzione di mobili ormai insostenibile, che va a gravare sugli alberi.

L’articolo de L’Internazionale” è preoccupante, poiché inquadra un panorama desolante, per giunta a poca distanza da noi. Infatti, il 10% di tutto il legname utilizzato dall’Ikea proviene da foreste situate in Romania. Qui è presente una quantità ingente di foreste primigenie. Con questo termine ci si riferisce alle foreste incontaminate da qualsiasi presenza e azione umana. Precisamente, in Romania si estendono grandi quantità di faggi secolari, nella regione dei Carpazi, che contribuiscono a rendere il paese la sede di “circa la metà delle foreste primigenie superstiti in Europa”.

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L’importanza delle foreste primigenie

Queste foreste, oltre a essere rare, sono anche molto importanti, poiché svolgono un’azione estremamente benefica sul clima. Nel concreto, riescono ad assorbire ben il 70 per cento in più di anidride carbonica, se messe a paragone con quelle riforestate. Incredibile vero?

Eppure, anche in questo caso i soldi e il guadagno vengono messi al primo posto, dimenticandosi di salvaguardare la natura, tanto indispensabile quanto delicata. Lo stato, in Romania come in altri paesi dove sono presenti questi alberi secolari, ha cercato di salvaguardare le foreste, introducendo diverse aree protette. In esse, ovviamente, è illegale l’attività di danneggiamento degli alberi, o peggio di disboscamento.

Tuttavia, inutile dirlo, i divieti imposti non hanno fermato numerose aziende, che si servono di attività illegali per rifornirsi del legname necessario alle loro attività. Gli alberi vengono rasi al suolo, lasciando spoglie numerose aree, anche senza autorizzazione. La situazione, come spiegato bene nell’articolo de “L’Internazionale”, è ormai drammatica. Ai disboscamenti illegali si aggiunge anche la corruzione delle forze dell’ordine e gli scarsi controlli. Le poche persone che cercano di fare la differenza, denunciando questi crimini, vengono minacciate e, purtroppo, alcune di loro uccise.

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La responsabilità delle grandi aziende

Gli alberi stanno scomparendo e presto ci ritroveremo in un punto di non ritorno. Solo in quel momento, forse, ci renderemo conto di quanto la natura sia preziosa per la salvaguardia del nostro pianeta. La responsabilità va attribuita alle grandi aziende, come appunto Ikea, che devono monitorare attentamente le materie prime che acquistano. Mettere in commercio prodotti a basso costo non deve per forza accompagnarsi a una produzione irrispettosa dell’ambiente. Diviene necessario, soprattutto per il contesto storico in cui viviamo, trovare il giusto compromesso, evitando di risparmiare su fattori importanti come le materie prime e la manodopera utilizzata.

Cosa può fare il consumatore?

Ci si potrebbe chiedere: cosa possiamo fare noi, da consumatori, per diminuire gli effetti dei nostri acquisti sull’ambiente? Beh, sicuramente possiamo controllare con cura l’origine di un prodotto, al fine di fare degli acquisti maggiormente consapevoli. Spesso tendiamo a essere attratti dal “low cost“, che ci ammalia con prezzi molto ridotti. Siamo subito tentati di acquistare quella maglia colorata a pochi euro, oppure, appunto, i mobili per la nostra cucina al prezzo maggiormente competitivo. Eppure, le trappole del low cost sono tante e purtroppo, tra di esse, si insedia anche l’ingente danno ambientale.

A causa del consumismo, siamo tentanti di comprare tutto e subito, facendoci trascinare dalle promozioni e venendo attratti dal piacere di possedere sempre oggetti nuovi. Ed è cosi che ci troviamo a cambiare il nostro telefono dopo pochissimo tempo, a riempire i nostri armadi con vestiti su vestiti, a non ricordarci nemmeno di aver acquistato certi oggetti. Purtroppo però, gli oggetti che scartiamo perché magari non ci piacciono più non si dissolvono nel nulla, ma diventano rifiuti. Molti di essi non possono essere smaltiti subito, riempiendo le discariche e contribuendo all’inquinamento.

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L’inquinamento nell’industria del low cost

A proposito di inquinamento nel settore tessile, secondo Ambiente Bio:

“Ogni anno finiscono negli inceneritori 12 milioni di indumenti, con un impatto terrificante sulle emissioni di CO2 e sull’effetto serra. L’industria tessile produce, annualmente, 62 milioni di tonnellate di indumenti e il 50% di questi ultimi finisce nel cestino della spazzatura in meno di un anno.”

Questi dati preoccupanti bastano a farvi resistere dal comprare quella maglietta in sconto che desiderate tanto? Sicuramente è importante rendersi conto di quanto impatto può avere un nostro singolo acquisto. Ognuno di noi ha il potere di decidere dove vuole spendere i propri soldi. Sarebbe quindi preferibile scegliere aziende che mostrano pubblicamente il proprio processo di produzione e fabbricazione. Per i vestiti è consigliabile scegliere vestiti di seconda mano, tessuti riciclati. Quando compriamo dei mobili, sarebbe preferibile sapere precisamente da dove proviene il legno utilizzato. Quando acquistiamo un nuovo telefono, cerchiamo di evitare di imbatterci nell’obsolescenza programmata. Insomma, la responsabilità è nelle nostre mani!


Fonti: 

internazionale.it

mite.gov.it

thevision.com

ambientebio.it

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