Iran: cosa sta succedendo?

L’Iran e il suo popolo stanno attuando da diversi giorni violente proteste contro quello che è avvenuto recentemente.

La storia iniziale

Una donna, Mahsa Amini, 22enne, è stata uccisa e torturata dalla “polizia morale” dopo il suo arresto. Le giustificazioni della polizia al riguardo sono semplici ma rivelano violenza e oppressione. Secondo coloro che l’hanno arrestata, la ragazza non indossava in modo adeguato il velo.

In data 22 settembre, le vittime per le proteste erano oltre 30, tra cui anche 4 minorenni. Però il numero dei morti è cresciuto in brevissimo tempo, arrivando a 57.

Le persone ferite sono centinaia, oltre a quelle arrestate. I numeri delle persone coinvolte in questo genocidio, perché di questo si tratta, genocidio morale e fisico, sono state registrate in moltissime province come ad esempio in quella di Alborz, Teheran, Azerbaigian occidentale.

Forza e repressione

Le forze di sicurezza hanno attuato e continuano a fare uso illegale della forza , sparando anche pallini da caccia per reprimere le proteste.

Gli attivisti affermano che il massacro di Amini è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma la situazione politica è gravemente danneggiata da moltissimi anni e decenni.

Politica attuale

La politica repressiva e dittatoriale dell’Iran viene portata avanti da Ebrahim Raisi, presidente da giugno, che non è mai stato incriminato per crimini contro l’umanità in seguito agli eventi e alle sparizioni del 1988. Questo ha confermato ancora una volta il clima di repressione e impunità sistematica presente in Iran.

Inoltre, come accade spesso all’interno di dittature, le urne hanno visto un’affluenza molto bassa di elettori.

Le autorità hanno impedito alle donne, ai membri di minoranze religiose e alle voci critiche di poter candidarsi. Perciò la morte di Amini era stata già decisa, nel momento in cui, durante le elezioni, il genere femminile non ha potuto accedere al voto. La morte dei diritti di questa ragazza così come di tutte le altre, era già stata stabilita. Quella fisica è avvenuta adesso, a solo pochi mesi dalle candidature.

Proteste attuali e passate

Le proteste tutt’ora in atto  non sono altro che conseguenze di una dittatura che dura da troppo tempo.

Abu Muslim Shirzad, giornalista di “La Repubblica“, ha intervistato, seppur con molta fatica e attenzione, alcune persone e manifestanti.

In particolare, il reporter ha chiesto a un ragazzo quali siano le differenze tra le proteste attuali e quelle del 2019, dovute all’aumento del carburante.

Costui ha risposto che oggi sono soprattutto i giovani  pronti a tutto pur di conquistare la loro libertà e i loro diritti.

Mondo e proteste

La situazione di proteste sta suscitando scalpore e rabbia non solo tra i giovani iraniani, protagonisti principali di questi anni di terrore, ma anche tra le persone di tutto il mondo.

Infatti, il gesto che è nato in Iran e  che sta proseguendo, come un filo rosso, in tutto il pianeta, consiste nel tagliarsi ciocche di capelli in segno di protesta.

Questa è una forma silenziosa di rabbia e di espressione di essa. Ma perché proprio i capelli?

Bita Malakuti, poetessa iraniana, ha risposto a questa domanda, affermando che il taglio dei capelli in Iran e in altri paesi limitrofi, significa lutto. Quando ci si trova di fronte a una grande tristezza, rabbia e repressione, è uso frequente tagliarsi i capelli.

Rappresenta la bellezza oscurata, immobile, di fronte a un grido di dolore.

In Occidente, il taglio dei capelli rappresenta invece la cura del proprio corpo e della propria anima. L’Occidente però sta ascoltando l’Iran.

La recisione delle ciocche sta spopolando sui social, la rabbia che si evince è immensa, non ci si prende cura di sé stessi ma degli altri e del dolore degli altri, provando empatia.

Futuro e speranze

Quello che sta accadendo potrà probabilmente cambiare la situazione. Purtroppo solo il tempo potrà svelare modifiche vere e durature.

Attualmente è necessario mantenere saldo il proprio orgoglio, la propria forza. Essa infatti ci deve ricordare che i diritti sono come foglie, passeggere. È difficile mantenerli saldi, anche in Italia, anche oggi, in un governo che probabilmente vuole ostacolarli.

Questo è necessario per non cadere nelle trappole degli oppressori e per non essere oppressi.

In molti staranno pensando che è assolutamente impensabile paragonare l’Italia a un paese come l’Iran, eppure le dittature iniziano così, col cambiamento spasmodico di leggi e azioni.


Fonti

amnesty.it

repubblica.it

Credits

copertina

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