Libertà di culto in Italia

La libertà di culto o libertà religiosa è intesa come il diritto di scegliere il proprio sistema di credenze religioso, il diritto inestimabile di professare la propria fede. Quest’ultima non deve dunque essere causa di discriminazione, persecuzione, intimidazione, violenza, prigionia o morte.

Il soggetto è dunque libero nella scelta. Può infatti scegliere se professare o meno, la libertà religiosa infatti non è un culto inalienabile. Quest’ultima affermazione è infine contenuta nella Dichiarazione universale dei diritti del 1948 ed inoltre nella Convenzione Internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR).

Necessità

Nel passato così come anche nel presente, l’affermazione del pluralismo religioso pone le istituzioni davanti a questioni molto delicate e soprattutto concrete. Infatti, la sfera religiosa riguarda tutti gli ambiti, la vita personale e familiare dei cittadini, le abitudini alimentari.

Anche di fronte a circostanze straordinarie (può esserne un esempio la restrizione che ha una persona che si trova in carcere), si può avere l’esigenza di assicurare l’esercizio del diritto di libertà religiosa.

Istituzioni

Le istituzioni italiane hanno il ruolo di poter garantire la possibilità di esprimere il proprio credo.

Innanzitutto, ci sono i municipi, che hanno il ruolo di essere veicoli di conoscenza, attraverso i quali i cittadini stessi possono informarsi e adattarsi ai propri bisogni spirituali. Si occupano quindi dell’integrazione delle diverse componenti della cittadinanza che vivono su un determinato territorio.

Il ruolo di queste istituzioni è quindi fondamentale e trova luce nei principi e nelle garanzie della Costituzione.

Prima che entrasse a far parte della Costituzione, l’articolo I dello Statuto Albertino del 4 marzo 1848, definiva la religione cattolica, apostolica e romana la sola religione di Stato. Sul piano formale si impegnava a rispettare gli altri culti religiosi.

Libertà religiosa

All’epoca però non si poteva parlare di libertà religiosa nel senso odierno del termine.

Durante il Fascismo si assistette ad una fase di riconfessionalizzazione, un meccanismo per cui si privilegiavano i rapporti dello Stato italiano con la chiesa cattolica e contemporaneamente venivano adottate misure volte a disciplinare i rapporti con i culti ammessi. Tuttavia, solo con l’affermazione della Carta costituzionale si è potuto affermare in Italia il pieno riconoscimento della libertà religiosa.

Gli articoli della Costituzione che si occupano di questo argomento sono rispettivamente il tre, il sette, l’otto, il diciannove e il venti.

L’articolo otto della Costituzione afferma, in particolare, che “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge “.

Minoranze religiose

I flussi migratori verso l’Italia hanno contribuito notevolmente a modificare la mappatura delle minoranze religiose in Italia. Infatti, dalla fine degli anni settanta fino ad oggi, le donne e gli uomini che sono emigrate nel territorio italiano, hanno sviluppato l’esigenza di poter manifestare liberamente il proprio credo.

Le religioni quindi si muovono col flusso di persone, risulta dunque utopico voler bloccare la possibilità di importare le proprie confessioni religiose. Voler cancellare la religione di una determinata popolazione vorrebbe dire cancellare una parte della loro identità, obbligandoli alla scomparsa culturale e ideologica.

I luoghi in cui poter professare i culti sono numerosi in Italia, dal 2012 sono aumentati notevolmente.

In particolare, i luoghi di culto dell’Islam sono diffusi in tutto il territorio italiano, con una maggiore densità laddove siano presenti piccole e medie aziende. Non è presente, dunque, solo il Maghreb con mezzo milione di credenti stabiliti in Italia da ormai venti, venticinque anni. Molte minoranze religiose vengono dal Pakistan, dall’Egitto, dal Bangladesh.

Invece, la presenza degli ortodossi rispetto alle varie comunità musulmane, risulta agevolato dai vescovi della Chiesa cattolica. Specialmente per quanto riguarda la Chiesa moldava, rumena e ucraina.

Perciò, all’interno di molte diocesi, in cui la domanda di culto era ben visibile, i vescovi hanno riutilizzato piccole chiese prive di parroci e cappelle, anch’esse in disuso, collocate in zone piuttosto marginali e le hanno offerte alla gestione dei preti ortodossi.

Da ricordare sono anche i sikh, minoranza religiosa che proviene dall’India. La loro presenza maggiore in Italia è stata registrata nel 1984. Questa migrazione verso l’Italia è avvenuta poiché l’Inghilterra aveva bloccato gli ingressi. In precedenza, il flusso migratorio si era diretto verso questo stato grazie alle eredità storiche e culturali molto evidenti che la colonizzazione aveva lasciato.

Conclusioni

Quindi, l’incontro con diverse culture ha favorito l’apertura mentale delle popolazioni che sono entrate a contatto tra loro. Oggi come oggi, coi nuovi flussi migratori, oltre alla necessità di poter professare le proprie religioni, risulta ancora più importante poter preservare la propria identità.


Fonti

encyclopedia-titanica.com

presidenza.governo.it

fondazionefeltrinelli.it

Credits

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