Seduzione fascista – intervista al professore Valerio De Cesaris

L’argomento trattato riguarda il rapporto tra Fascismo e Chiesa cattolica, partendo dalla creazione del movimento dei fasci di combattimento fino alla promulgazione delle leggi razziali del 1938. Grazie al contributo del professore Valerio De Cesaris, si è analizzato il pensiero di uno rispetto all’altro e viceversa. Un appoggio è stato inoltre dato dal libro dello stesso professore, pubblicato nel 2020, dal titolo Seduzione fascista – la Chiesa cattolica e Mussolini (1919 -1923). Attraverso questo incontro e grazie alla puntigliosa preparazione dello scrittore, si è potuto comprendere in maniera chiara ed efficace le relazioni nate tra le due parti in questione.

Di seguito, le domande formulate e le relative risposte.

  • Quali furono i primi approcci di Mussolini rispetto alla Chiesa?

“Si parta dal presupposto che Mussolini è un anticlericale e questo è dovuto soprattutto alla sua storia famigliare. Il padre è un militante socialista e un feroce anticlericale, mentre la madre è una cristiana devota. Però, Benito è culturalmente curioso e formula proprie idee rispetto a questi temi. Mette assieme il socialismo rivoluzionario e le letture di Nietzsche e D’Annunzio. Diventa una sorta di esperto di questi temi grazie anche alla sua ottima oratoria. Degno di nota è, per esempio, l’episodio che lo vede protagonista quando, in Svizzera, sfida un pastore protestante, salendo in piedi su un tavolo, ed esclama: ‘Do dieci minuti a Dio, se esiste, che mi fulmini, altrimenti significa che non esiste’.

Lui, da socialista, afferma che la religione è incompatibile con il suo credo politico e da qui si nota questa sua posizione intransigente. Per questo motivo propone addirittura l’espulsione dal partito socialista di tutti coloro che battezzano i propri figli o celebrano un matrimonio religioso. Aggiunge, nel suo pensiero, che la religione frena la modernità. Da qui non mantiene più solamente una posizione anticlericale, ma diventa propriamente anticristiano”.

  • Troviamo questa posizione anticlericale anche nel momento in cui Mussolini si schiera dalla parte degli interventisti. Che piega prende la sua attività politica?

“Quando Mussolini adotta posizioni interventiste viene espulso dal partito fascista. E questa è una parte molto importante per due motivi. Innanzitutto per il fatto che è uno dei leader del partito, è l’uomo forte del socialismo italiano e, rompendo con il partito, colpisce l’opinione pubblica a livello nazionale. Il secondo motivo riguarda il momento in cui Mussolini fa una riflessione profonda sulla Nazione, ed è qui che diventa nazionalista. In questo momento esprime una riflessione in cui mette insieme socialismo e Nazionalismo. Il suo pensiero interventista deriva dall’idea che la guerra è l’unico modo per ritornare a far rinascere l’Italia. Di fatto riesce a conquistare persone che lo appoggiano e riesce a fondare un nuovo giornale («il Popolo d’Italia»). Staccandosi dal partito socialista, spera allo stesso tempo di conquistare con il suo pensiero altri colleghi all’interno del partito stesso.

Nel 1915 si scatena la piazza vera e propria, ovvero si creano manifestazioni nazionaliste e, così facendo, i manifestanti fanno credere al Governo che l’opinione pubblica sia dalla parte degli interventisti quando in realtà la maggior parte del popolo italiano è neutrale. Sulla spinta della piazza viene ratificato il patto di Londra e l’Italia entra in guerra. In questo momento Mussolini capisce che la nuova politica non è più all’interno dei palazzi ma fuori, nelle piazze.

La Chiesa è contraria, non vuole la guerra. Essa non ha nessuna giustificazione. Dal punto di vista del Papa, la guerra è una duplice tragedia: prima di tutto per quanto riguarda i morti, e, inoltre, per il fatto che verrebbe meno l’universalità della Chiesa, in quanto si scontrerebbero cattolici contro altri cattolici. Nonostante questo, il Nazionalismo prende sempre più piede anche tra i cattolici”.

  • Come si pone la Chiesa con il nuovo Stato italiano che sta nascendo?

“Voi sapete che in quegli anni è ancora viva la cosiddetta questione romana, e fino al 1929 c’è il rifiuto da parte della Chiesa di riconoscere il Regno d’Italia. Allo stesso tempo lo Stato italiano rifiuta di riconoscere l’autorità territoriale del Papa. In questo momento i cattolici si sentono dire dal Papa di non partecipare alla vita politica del Paese; dall’altro lato essi stessi vogliono parteciparvi perché si sentono spinti dallo spirito patriottico e vogliono essere protagonisti della vita della Nazione.

Lo stesso Benedetto XV, durante la guerra, capisce che non può insistere troppo contro il Nazionalismo e quindi consente agli italiani di compiere delle specie di riti con elementi di Nazionalismo (preghiere per la vittoria in battaglia, per la patria). Nasce una distinzione tra il Nazionalismo esagerato, che la Chiesa condanna, e un Nazionalismo più moderato. Questa distinzione è troppo sottile affinché il popolo la capisca appieno”.

  • A guerra finita, l’incontro tra Chiesa e Stato si gioca su più piani. Tra i punti di attrazione, però, c’è l’insistente penetrazione del Nazionalismo tra i cattolici e Mussolini si rende conto che ha bisogno della base cattolica per ampliare il proprio consenso. Inizia, perciò, ad aprirsi a questo mondo che prima non considerava. Come avviene questo passaggio?

“Fino al 1920 la distanza con la Chiesa è abissale, ma da quell’anno cambia tutto. Mussolini capisce che deve allargare la base del suo consenso, più precisamente deve guardare verso destra. In questa svolta punta ai cattolici conservatori e ha due obiettivi ben precisi: quello appunto di ottenere consenso dai cattolici e quello di dimostrare che il Fascismo non è solo un movimento violento che tiene a bada i socialisti, ma un partito ordinato e organizzato. Da qui inizia una sorta di trasformazione e normalizzazione del Fascismo. Nonostante questa trasformazione, il partito rimarrà sempre antidemocratico e fortemente attaccato all’uso della forza. Non dimentichiamoci del famoso discorso del bivacco con il quale Mussolini fa intendere che ha ottenuto posti in Parlamento in maniera democratica, perché altrimenti li avrebbero conquistato lo stesso con la forza”.

  • Mussolini mette in campo delle strategie per fascistizzare la società sotto ogni aspetto, quindi si delinea una vera e propria religione politica. È inevitabile una collisione con la Chiesa, specie partendo dai giovani, in quanto si scontrano le organizzazioni ecclesiastiche, come l’Azione cattolica, e quelle fasciste. Quali sono effettivamente i punti di scontro e le considerazioni a riguardo?

“Nonostante la trasformazione, rimane comunque un partito armato. Mussolini decide di togliere ai capi squadra locali il potere di guidarne i gruppi e centralizzare tutto l’assetto paramilitare. Il Fascismo diviene una religione politica fin da subito. Richiede ai suoi seguaci obbedienza e rispetto e non chiede di aderire a un programma politico ben preciso. Infatti, la stessa organizzazione subisce costantemente dei cambiamenti e, alle volte, i suoi programmi iniziali sono vaghi e contraddittori.

Nel corso del tempo si struttura come una vera e propria religione politica. Partendo dai giovani, impartisce un’educazione quotidiana pervasiva: tutti devono essere inquadrati e devono diventare militanti fascisti. Chi rifiuta di mandare i propri figli alle adunanze Balilla, per esempio, subisce ostracismo sul posto di lavoro e spesso perde la sua occupazione. È una delle prime esperienze politiche che punta molto sulla propaganda e sulla cosiddetta fabbrica del consenso.”

  • L’anno cruciale dello scontro fra le due parti è il 1938, l’anno delle leggi razziali. Viene approfondito il filone dell’Antigiudaismo e il rapporto della Chiesa con gli ebrei. Qualche coordinata in merito.

“La Chiesa è stata per secoli antiebraica. Ciò è fondato su componenti prettamente religiosi. Nonostante questo, per la Chiesa cattolica l’Antisemitismo moderno è problematico perché, essendo basato sul razzismo (e non solo), spacca l’unità del genere umano e arriva a rendere vane le conversioni al Cristianesimo di un ebreo. Per gli antisemiti, anche se un ebreo si converte al Cattolicesimo, rimane ebreo e, quindi, perseguibile. Questa cosa non è accettabile da parte della Chiesa. Nel 1938, Pio XI scrive un’enciclica (mai pubblicata) per condannare l’Antisemitismo. Parte dall’unità del genere umano e condanna l’Antisemitismo in quanto, appunto, divide l’umanità e, di conseguenza, viene meno l’universalità del Cristianesimo. La Chiesa stessa prova a mettere in atto un piano nel quale distingue tra il tradizionale Antigiudaismo religioso e l’Antisemitismo moderno. Questa operazione fallisce perché i due fenomeni sono diversi, ma è difficile far comprendere al popolo questa distinzione”.

  • Perché associazioni come Fuci e Azione cattolica sono mal viste dal partito fascista?

“I fascisti si convincono che, dopo lo scioglimento del Partito popolare italiano (fondato da don Luigi Sturzo), i relativi componenti siano stati riciclati all’interno delle organizzazioni cattoliche e che, quindi, siano entrati nelle fila della Fuci e dell’Azione cattolica. Pensano che i popolari facciano attività antifasciste all’interno delle loro organizzazioni, perciò fanno pressione per chiudere le associazioni di stampo cattolico. Malgrado ciò, tali organizzazioni riescono a rimanere in piedi perché il Papa le difende con i denti fino all’ultimo”.

Le conclusioni che si possono trarre da questo intervento davvero interessante del professore De Cesaris testimoniano che il rapporto tra le due forze non è mai stato lineare. Inoltre, emerge il fatto che Mussolini si apre alla Chiesa puramente per scopi politici ed elettorali, anche perché i valori espressi dal Fascismo (violenza, antidemocrazia, razzismo) non possono assolutamente combaciare con quelli della Chiesa. Solamente attraverso i Patti Lateranensi del 1929 le due parti trovano degli accordi di massima. Questa analisi ha riportato alla luce le relazioni che sono intercorse tra le due parti, partendo dal Mussolini socialista fino alle leggi razziali del 1938.

Anche un’istituzione come la Chiesa, che conta parecchi fedeli, non può praticamente nulla di fronte alla crescita e all’esplosione del Fascismo in Italia. Ciò testimonia la forte e mirata propaganda tipica del regime fascista con la quale Mussolini sa richiamare a sé i suoi nuovi e innumerevoli militanti, i quali hanno abbandonato parte del loro credo cristiano per abbracciare gli ideali totalitari e antidemocratici del Fascismo. Un’azione politica, quella dell’aprirsi alla Chiesa per pure questioni politiche, elettorali e di consenso, che macchia ancora di più una pagina scura della storia.

Credits:

Copertina


Fonti:

Valerio De Cesaris, Seduzione fascista. La Chiesa cattolica e Mussolini (1919-1923), Gruppo editoriale San Paolo, 2020.

Valerio De Cesaris, professore Ordinario di Storia Contemporanea presso l’Università per Stranieri di Perugia.

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