In queste settimane di tensione dovute all’attuale guerra in Ucraina si assiste a una svariata serie di discorsi in merito al conflitto. Da chi incolpa chi, a chi ha ragione, che cosa succederà, chi vincerà e tanto altro ancora. Concentriamoci in questo momento sul comportamento che gli attori di questo scontro stanno adottando in questo delicato periodo. Escludendo dal dibattito le domande riportate sopra. O almeno provando a farlo.
La guerra: Russia
Per capire l’atteggiamento della Russia, e principalmente del suo capo Putin, è necessario fare un passo indietro. È fondamentale capire e mettersi in testa che l’idea di un’Ucraina nella Nato non è stata solo un pretesto per l’attacco dello Zar del ventunesimo secolo al governo di Kiev, ma bensì una delle ragioni (se non appunto la principale) dello scoppio della guerra.
I governi russi che si sono succeduti nel tempo si sono caratterizzati per una sorta di fobia, che diversi storici hanno etichettato come sindrome d’accerchiamento. Già dai tempi della Guerra Fredda questa espressione ha sottolineato una preoccupazione a livello territoriale della Russia, ovvero il timore di ritrovarsi accerchiata, stretta e intrappolata da una o più alleanze che avessero come obiettivo quello di contenere o addirittura far arretrare i confini russi occidentali.
Attualmente, gli stati confinanti con la Russia facenti parte della Nato sono le tre repubbliche baltiche (la Lituana confina con Kaliningrad). Ora come ora abbiamo stati come la Bielorussia e la stessa Ucraina che compongono una sorta di cuscinetto o separé (volontario o meno) tra la Russia e la Nato e la parte occidentale dell’Europa. E la Nato, come ben sappiamo non è da considerare un’alleanza di tipo economico o lontana da aver la possibilità di intraprendere azioni militari o simili. Ma bensì il contrario, essendo un’alleanza difensiva.
Questioni strategiche e di guerra
Nel momento in cui l’Ucraina dovesse venire inglobata nell’alleanza atlantica è inevitabile, viste le ragioni sopra, pensare che la Russia non sia affatto tranquilla di avere sul confine uno stato membro di un’alleanza che sostanzialmente è stata creata in funzione anti-Russia. E quindi di aver fuori dalle porte di casa sua magari anche postazioni o basi militari. Le ragioni principali che dobbiamo considerare sono quindi di tipo strategico, territoriale e militare.
I negoziati stessi, o meglio, gli ultimi di cui siamo a conoscenza, hanno virato soprattutto sul fatto che Mosca sarebbe disposta a un accordo diplomatico nel momento in cui l’Ucraina stessa dovesse dichiarare di non avere più nessuna intenzione di entrare a far parte della NATO. Più semplicemente, si ragiona sulla neutralità dell’Ucraina, in stile austriaco o svedese.
Per quanto riguarda il comportamento in sé di Putin, questo non sembra destare particolari sorprese. Sappiamo che non è un amante della libertà, soprattutto di quella altrui, e che è accompagnato da un gruppo di collaboratori strettissimi e dediti alla causa. Perciò, considerato il soggetto, non dovrebbero sembrare nuove le immagini in cui i cittadini russi vengono picchiati o arrestati dalla polizia, privati dei diritti basilari e sottoposti a una propaganda di regime.
Arresti a dismisura nelle piazze delle principali città, narrazioni di una guerra di pace, quindi legittima agli occhi dei “putiniani” fedelissimi.
Curiosa, forse perché non avevamo mai assistito direttamente a quanto è successo prima, la pressione che Putin per esempio ha esercitato nei confronti del capo dei servizi segreti Naryskin durante una conferenza. Simbolica, perché fa capire il tipo di regime e autorità a cui sono sottoposti addirittura i suoi seguaci più stretti.
La guerra: Occidente
Osserviamo i diversi comportamenti tenuti da stati e istituzioni dell’ala occidentale.
UE
Una piccola sorpresa, che può rincarare forse la dose di fiducia di un’Unione Europa un po’ slegata, è proprio la reazione quasi unanime delle varie forze che la compongono. Praticamente tutti gli stati hanno adottato immediatamente posizioni di condanna nei confronti dell’attacco russo.
Il problema, forse, è che ci siamo svegliati troppo tardi. O meglio, l’opinione pubblica è stata svegliata da un sogno (che però non deve finire) di vivere in una parte di mondo che non sarebbe mai più stata intaccata dal quel male indissolubile che è la guerra. Eppure sì, la guerra c’è ancora, non se ne è mai andata.
Come si sta comportando l’UE ora è agli occhi di tutti. Essa si sta adoperando sia istituzionalmente che privatamente dal punto di vista umanitario, impegnandosi per provare a salvare il salvabile e per dare aiuti a chi da questa dalla guerra viene maggiormente danneggiato: i civili.
Oltre a tendere una mano, ha messo in campo delle sanzioni economiche e commerciali molto dure contro il governo di Mosca, in modo da colpire l’aggressore che già non gode, dal punto di vista economico, di un’ottima salute. E gli stati, singolarmente, si sono messi in campo per armare le forze ucraine attraverso il supporto di armi e protezioni. Allo stesso tempo è ferma sulle sue posizioni che escludono un intervento armato diretto. Cosa alquanto complessa viste le difficoltà stesse dell’UE nell’adottare politiche di difesa comune.
Quello che apparentemente sembra guidare gli stati membri, è uno spirito di unità e partecipazione collettiva propria di quell’Europa che tanto si sogna.
USA
Altro protagonista di questo scontro internazionale sono ovviamente gli americani. Nelle prime fasi del conflitto Biden ha assunto toni quasi aggressivi e di sfida, affermando per esempio: “Alla fine della storia, la Russia sarà più debole e il resto del mondo più forte”, oppure “C’è una completa rottura nelle relazioni fra Stati Uniti e Russia”; scaraventando il mondo in una sorta di seconda guerra fredda.
Parlando chiaro, gli interessi che gli USA hanno in Ucraina sono veramente pochi. Il loro problema quindi non è tanto l’Ucraina in sé ma il contorno di questa guerra.
Gli USA, nonostante le esclamazioni del loro Presidente, agiscono cauti e passo dopo passo. Questo appunto perché ciò che succede in Ucraina non ha delle conseguenze immediatamente dirette per il Paese, e perché la questione di un possibile scontro sul campo tra americani e russi potrebbe seriamente portare alla terza guerra mondiale. Basta pensare a come la minaccia dell’uso di armi nucleari, efficace tattica psicologica, ha toccato livelli molto alti.
No fly zone
Proprio per l’ultimo punto appena descritto, il governo USA e la NATO stessa confermano ogni giorno il loro no alla fly zone. Perché? Per due motivi collegati tra di loro. Perché la fly zone non è, come pensa la maggior parte dell’opinione pubblica, impedire semplicemente a parole di far volare aerei russi sopra il cielo ucraino.
Per fare ciò serve un intervento diretto di un’altra potenza aerea, presumibilmente quella americana essendo la più preparata, o della NATO, che porterebbe allo scontro diretto con quella russa. E in tal caso, lo scontro sarebbe sicuramente allargato. “Se lo facessimo, potremmo ritrovarci in una guerra in Europa che coinvolge molti più paesi e causa molte più sofferenze umane. Questo è il motivo per cui prendiamo questa decisione dolorosa”. Ecco spiegato il no alla fly-zone da parte del segretario NATO Stoltenberg.
Intreccio internazionale
Come si può notare da quello che si apprende quotidianamente e da quello appena spiegato, la guerra in Ucraina non è scoppiata per motivi sorti al momento, ma bensì per situazioni che nel tempo hanno creato nuove tensioni internazionali. Tensioni scoppiate in un conflitto armato vero e proprio.
Il comportamento dei protagonisti è vario. Alle volte frutto di una lezione che l’uomo non ha apparentemente ancora imparato. Ovvero, non prepararsi alla guerra ma fare in modo di sventarla prima che scoppi attraverso quello che attualmente è l’unico canale possibile: la diplomazia e gli accordi internazionali. Porre, quindi, le basi affinché lo scontro non si possa verificare.
Questo comporta una serie di considerazioni che le grandi, medie e piccole potenze devono tenere conto quando vengono a contatto con la realtà internazionale e quando mettono sul piano interessi personali.
Detto questo, onde evitare fraintendimenti, è fondamentale sottolineare il fatto che è chiaro a tutti che questa guerra, come molte altre, è da condannare.
Il popolo ucraino ha necessariamente bisogno di aiuto per non essere sopraffatto dall’invasore russo, che giorno dopo giorno miete sempre più vittimi civili e innocenti.
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